PROGETTO 2008-2019
 
MISSIONE E OBIETTIVI
 
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Il Laboratorio di Politica Comparata e Filosofia Pubblica promuove attività di studio, documentazione e dibattito sulle principali trasformazioni della sfera politica nelle democrazie contemporanee, adottando sia una prospettiva descrittivo-esplicativa sia una prospettiva normativa, e mirando in tal modo a creare collegamenti significativi fra le due.

L’attività del Laboratorio, sostenuta dalla Compagnia di San Paolo, si concentra in particolare sul rapporto fra le scelte di policy e le cornici valoriali all'interno delle quali tali decisioni sono, o dovrebbero essere, effettuate.

L’idea alla base di questo approccio è che sia non solo desiderabile ma istituzionalmente possibile muovere verso forme di politica «civile», informate a quel «pluralismo ragionevole» che John Rawls ha indicato come tratto caratterizzante del liberalismo politico. Identificare i contorni di questa nuova «politica civile» è particolarmente urgente e importante per il sistema politico italiano, che appare ancora scarsamente preparato ad affrontare le sfide emergenti in molti settori di policy, dalla riforma del welfare al governo dell’immigrazione, dai criteri di selezione nella scuola e nella pubblica amministrazione alla definizione di regole per le questioni eticamente sensibili.


CAMPI DI RICERCA

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Desiderando contribuire a un dibattito pubblico informato, LPF punta a creare collegamenti significativi fra due approcci: 1) uno empirico, descrittivo-esplicativo, 2) uno filosofico-normativo.
Il Laboratorio promuove dunque ricerca teorica, studi di caso e analisi di policy, così come proposte di policy, nei quattro filoni di ricerca tratteggiati di seguito, con particolare riferimento alle seguenti domande di ricerca:

Filoni di ricerca empirica:

  1. In che misura i processi empirici di policy-making risultano effettivamente informati da esplicite cornici valoriali? Quanto contano le idee, le argomentazioni (sia le argomentazioni «di fatto» sia quelle «di valore») in questi processi?
    2. Quali accorgimenti istituzionali hanno dato prova di incentivare nei vari Paesi forme e processi di policy-making basati su «buone ragioni», su pacato sapere empirico e altrettanto pacata riflessione normativa?
    Come si possono contrastare forme e processi di policy-making solo o principalmente basati sul negoziato (quando non sullo scontro) fra «interessi bruti»?

Filoni di ricerca filosofico-normativa:

  1. Quali cornici valoriali, quali «paradigmi di giustizia» si confrontano oggi in merito alle più importanti questioni dell'agenda pubblica democratica?
    Quali sono le «dispute» normative più interessanti e rilevanti, soprattutto avendo in mente il caso italiano?
    4. Quali sono le frontiere del dibattito normativo sui «conflitti di valore» e sulle procedure che possono risolvere o quanto meno addomesticare questi conflitti in sistemi politici democratici?