Al termine del dibattito sugli artt. 8 e 9 Amato ha stabilito che il Praesidium riesaminerà i seguenti punti:
• la possibiltà di aggiungere un principio di mainstreaming sull’integrazione orizzontale e la coerenza;
• il riferimento alle collettività regionali e locali;
• l’inserimento di un articolo unico sull’identità nazionale;
• la definizione chiara e univoca che fonte delle competenze dell’Unione sono gli stati.
È seguita la discussione degli articoli da 10 a 16, sulle categorie di competenze.
Art. 11 sulle competenze esclusive: le proposte sono quelle di cambiare la definizione di tali competenze (chiamandole ad esempio competenze attribuite o semplicemente competenze dell’Unione) e di aggiungervi nuovi settori, quali il mercato interno, l’organizzazione dei mercati agricoli, la coesione economica e sociale, il finanziamento dell’Unione.
Art. 12 sulle competenze condivise: dal dibattito sono emerse opinioni divergenti circa la necessità o meno di maggiore precisione nell’elencazione di tali competenze. Trattandosi di una categoria residuale, molti membri ritengono che non sia necessaria una enumerazione esaustiva.
Art. 13 sul coordinamento delle politiche economiche: si è sottolineata nuovamente la necessità di coordinare le politiche economiche degli stati con le politiche per l’impiego e sociali.
Vengono citate, nell’art. 15, le cosiddette azioni di appoggio dell’Unione, ma non si è stilata una lista esaustiva di tali azioni.
L’art. 16 prevede la clausola di flessibilità, di cui si è già parlato in precedenza, ma il dibattito si è sviluppato nel senso di attribuire una doppia azione a tale clausola, che potrebbe quindi sia attribuire nuove competenze all’Unione, sia ridurle.
Nel corso di questa sessione straordinaria è stato inoltre istituito un circolo di discussione per la procedura di approvazione del bilancio, che renderà conto in plenaria a fine aprile.
Il 14 marzo 2003 sono stati presentati il progetto di articoli sullo spazio di libertà, sicurezza e giustizia e gli articoli da 38 a 40 sul finanziamento dell’Unione.
Nella plenaria del 17 marzo 2003 sono stati dibattuti gli articoli sull’esercizio delle competenze (dal 24 al 33). Giscard d’Estaing ha posto l’accento sulle divisioni interne all’Europa verificatesi negli ultimi tempi in occasione della crisi irachena e poi dello scoppio della guerra, che ha visto gli europei dividersi su più fronti invece che coalizzarsi in modo compatto. La politica estera e di sicurezza comune nonché la politica di difesa si sono rivelate essere ancora delle utopie che richiedono un grande lavoro e gli sforzi di tutti per essere realizzate.
I lavori della Convenzione stanno risentendo di questa crisi interna e internazionale, e questo potrebbe ritardarne la conclusione (prevista per giugno) fino a settembre.
Fra i risultati raggiunti, va annoverata la necessaria semplificazione degli atti legislativi, col riconoscimento della procedura di codecisione (d’ora in avanti chiamata procedura legislativa) come regola generale di adozione di atti avente valore legislativo. Questa garantirà, in vista dell’allargamento, una maggiore democraticità ed eviterà le altrimenti inevitabili paralisi decisionali.
Scomparso il terzo pilastro, prendono vita gli articoli riguardanti lo spazio di libertà, sicurezza e giustizia. La maggior parte di queste materie saranno regolate a maggioranza qualificata del Consiglio, con piena partecipazione del Parlamento. Viene sancito il principio del mutuo riconoscimento delle decisioni giudiziarie degli stati membri; sono individuati i settori in cui c’è criminalità transfrontaliera ed Europol viene dotata di poteri operativi.
Il 3 e il 4 aprile si è discusso proprio di questi articoli, la cui realizzazione si basa sul lavoro del gruppo X presieduto da John Bruton. In particolare, si è dibattuto dell’eventuale abbandono dell’unanimità in materia per passare al voto a maggioranza qualificata: questo è un punto quanto mai focale in vista dell’allargamento, dopo il quale l’unanimità rischierebbe di bloccare qualsiasi attività dell’Unione, essendo difficile raggiungere un consenso assoluto fra i 25 stati membri.
I membri della Convenzione hanno poi toccato un altro punto critico, cioè il potere che verrebbe dato al Consiglio Europeo; alcuni considerano che l’assegnazione di questo potere, frutto di un compromesso per riservare agli stati una voce in capitolo, vada a scapito del Parlamento Europeo e del Consiglio dell’Unione.
È stata anche discussa la proposta di istituire una Procura Europea per la lotta al crimine transfrontaliero; il caso resta aperto, perché l’articolo 20 lascia molta libertà al legislatore, prevedendo che il Consiglio possa istituire una Procura Europea a partire da Eurojust. Si è parlato di cooperazione giudiziaria per quanto riguarda il diritto civile, ma anche della necessità di un ravvicinamento del diritto penale materiale e del riconoscimento reciproco delle sentenze.
L’Unione, priva di frontiere al suo interno, dovrà dotarsi di filtri efficaci all’esterno, con l’istituzione progressiva di un sistema comune di gestione integrata delle frontiere esterne, la cui attuazione resterà comunque competenza degli stati, non prevedendo il progetto l’istituzione di una forza di polizia di frontiera comune.
Sono inoltre stati discussi gli articoli 38, 39 e 40, concernenti le finanze dell’Unione. Si è deciso di fissare tetti obbligatori per ogni categoria di spesa, un quadro finanziario preciso insomma, anche se è prevista una certa flessibilità in materia. Resta aperta la possibilità di attingere a risorse proprie dell’Unione senza che la decisione richieda l’unanimità e la ratifica da parte di tutti gli stati membri. E’ stata inoltre avanzata la proposta di sopprimere le differenze di procedura fra spese obbligatorie e non obbligatorie.
Il Praesidium ha presentato gli articoli sulla vita democratica (cioè sul dialogo fra istituzioni e società civile), sulle relazioni con i paesi vicini (che si baseranno presumibilmente su accordi bilaterali), sull’appartenenza all’Unione Europea (cioè su condizioni e procedura per diventare membro dell’Unione e sul ritiro volontario), poi discussi nella sessione del 24 e 25 aprile.
L'articolo 46 sul diritto di uno stato a ritirarsi dall’Unione è la disposizione che ha attirato l'attenzione della maggior parte degli oratori. La maggioranza ritiene che ogni stato membro dovrebbe avere la possibilità di ritirarsi dall'Unione; parecchi hanno tuttavia chiesto di assoggettare il diritto di ritiro a condizioni di applicazione e a procedure più rigorose di quelle proposte dal Praesidium: questo diritto non dovrebbe essere unilaterale ma soggetto a una decisione dell'Unione, nonché alla conclusione di un accordo tra l'Unione e lo stato membro che si ritira. Una parte degli oratori si è detta favorevole a limitare il diritto di ritiro a casi eccezionali, segnatamente in occasione di una modifica della Costituzione, concedendo il diritto di ritirarsi dall'Unione agli stati membri che non ratifichino tale modifica.
Quanto alla procedura, si è suggerito che il Consiglio Europeo o il Consiglio dei ministri dell'Unione adotti all'unanimità una decisione sulla domanda di ritiro di uno stato membro. Altri propongono che si segua la stessa procedura sia per il ritiro dall'Unione sia per l'adesione a essa.
Durante questa sessione sono stati pure presentati i nuovi articoli riguardanti le istituzioni e l’azione esterna dell’Unione. Le proposte del Praesidium si basano su tre principi essenziali, menzionati da tutti nelle discussioni della Convenzione sugli aspetti istituzionali: il primo è il principio dell'uguaglianza dei cittadini e degli stati membri, il secondo riguarda l'esigenza di preservare e rafforzare il triangolo istituzionale, il terzo concerne il rafforzamento del metodo comunitario – che non significa semplicemente rafforzare una o l'altra istituzione, bensì il sistema nel suo insieme. Questi articoli sono stati discussi nella sessione del 15 e 16 maggio, nella quale sono state avanzate proposte quali: la costituzione di una presidenza stabile dell’Unione, che durerebbe due anni e mezzo e spetterebbe a rotazione a tutti gli stati membri (vedi contributo di Dini, Duff e Lequiller su una presidenza unica, a termine, dell’Unione ); l’elezione del Presidente della Commissione da parte del Parlamento Europeo; il superamento del principio "uno stato, un commissario"; l’istituzione di un Ministro degli Esteri europeo, che combinerebbe funzioni in ambito PESC, sotto l'autorità del Consiglio, e responsabilità in altri settori dell'azione esterna gestiti dalla Commissione.
In generale, i membri della Convenzione hanno accolto con favore le disposizioni dei progetti di articoli che incoraggiano gli stati membri a consultarsi e tenersi informati a livello di Ue prima di prendere posizione nelle sedi internazionali. Questo contribuirebbe a creare un’immagine di unità, ridurrebbe i rischi di confronto sulla scena internazionale e aiuterebbe a definire posizioni comuni.
Si è discusso di un eventuale passaggio al voto a maggioranza qualificata per le decisioni concernenti la PESC, mantenendo però l’unanimità sulle questioni che abbiano implicazioni militari e di difesa. In quest’ultimo campo, è stato proposto di creare un’Agenzia Europea per gli Armamenti.
Infine, è stato ribadito il metodo di lavoro della Convenzione, che tende verso il raggiungimento di un consenso ed esclude la votazione, ritenuta non rappresentativa in un’assemblea così composta.
Il 30 e 31 maggio i lavori sono proseguiti con il dibattito sulla cooperazione rafforzata, sulla governance dell'economia e sul bilancio dell’Unione.
Il 5 giugno è stata riesaminata la parte I del progetto di Costituzione; il 13 giugno la Convenzione ha raggiunto un ampio consenso sui testi poi presentati al Consiglio Europeo di Salonicco: il preambolo, la parte I sulle disposizioni costituzionali, la parte II sulla Carta dei diritti fondamentali e i protocolli sul ruolo dei parlamenti nazionali e sull’applicazione dei principi di sussidiarietà e di proporzionalità.
Il 4 luglio Giscard d'Estaing ha riferito in merito alla presentazione del progetto di Costituzione al Consiglio Europeo di Salonicco del 20 giugno; le reazioni dei capi di stato e di governo sono state positive e il testo su cui la Convenzione aveva raggiunto un accordo per consenso il 13 giugno ha ricevuto ampio sostegno. Il testo finale non presenta opzioni, poiché sarebbe pericoloso modificare il progetto adottato dalla Convenzione: infatti, se è vero che la Convenzione ha raggiunto un equilibrio d'insieme, si tratta comunque di un equilibrio fragile e qualsiasi tentativo di modificarlo rischierebbe di comprometterlo.
Il Presidente ha aperto il dibattito precisando che gli emendamenti presentati dai membri della Convenzione sono stati più di 1600. Sulla scorta di tali emendamenti, il Praesidium ha avviato un lavoro di riflessione, al termine del quale ha presentato alcune proposte di modifica della parte III.