Conflitto d'interessi e libertà dell'informazione: Italia sotto il tiro dell'Europa

Osservatorio Europa (2003)

Tutto inizia nel gennaio 2003, quando il Parlamento europeo vota a Strasburgo una risoluzione sulla situazione dei diritti umani nell’Unione Europea per il 2001.

 Al punto 58 tale risoluzione, nella parte dedicata alla libertà dell’informazione, "sottolinea che bisogna controllare la costituzione di monopoli di fatto non solo usando indicatori economici ma anche in relazione al rispetto dei diritti fondamentali e in particolare della libertà di espressione di cui all’articolo 11 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea e all’articolo 10 della Convenzione europea per la protezione dei diritti umani e delle libertà fondamentali; esprime preoccupazione per la situazione in Italia, dove gran parte dei media e del mercato della pubblicità è controllato – in forme diverse – dalla stessa persona; ricorda che una tale situazione potrebbe costituire una grave violazione dei diritti fondamentali a norma dell’articolo 7 del Trattato UE, modificato dal Trattato di Nizza". Proseguiamo. Il 10 aprile un gruppo di deputati europei del centro-sinistra – tra cui gli italiani Rutelli, Segni, Di Pietro, Napolitano, ma anche i presidenti dei gruppi liberale, socialista, verde e comunista – sottopongono alla Commissione europea una interrogazione parlamentare (cui dà una risposta provvisoria il commissario Bolkestein ) che ribadisce le preoccupazioni espresse dalla risoluzione di gennaio e richiama la procedura di infrazione prevista dall’art. 7 del Trattato UE, quella usata contro Haider, per intendersi.

In settembre il Parlamento dà il via alla procedura preliminare, attraverso la sua Commissione per le libertà pubbliche i cui coordinatori, riuniti a porte chiuse, si pronunciano a favore dell’attivazione. Si attende ora la nomina di un relatore, la cui scelta dovrebbe ricadere su uno dei membri liberali della stessa Commissione. Il tutto mentre la comunicazione della Commissione europea sull’applicazione del procedimento di infrazione viene alla luce, a firma Vitorino, il 17 ottobre.

Se il cammino dell’interrogazione dovesse giungere fino ai passi successivi della procedura di infrazione, coinvolgendo anche le altre istituzioni, saremmo in presenza di una gravissima crisi istituzionale europea, dal momento che l’Italia si trova oggi, e fino a dicembre, a presiedere l’Unione. Si immagini quale enorme masso si abbatterebbe sul Presidente del Consiglio – dei Ministri italiani, ma anche di quelli europei, visto che questo significa essere titolari della presidenza semestrale – se, a causa della sua posizione, venisse riconosciuto il mancato rispetto in Italia di alcuni dei diritti previsti dal Trattato UE.

A ben vedere, la procedura prevista dall’art. 7 è talmente complessa che riteniamo più che improbabile una tale evenienza, tuttavia il Parlamento europeo sembra determinato ad andare avanti. La Relazione del francese Sylla sulla situazione dei diritti fondamentali nell’UE per il 2002,  approvata lo scorso 4 settembre, ribadisce infatti il richiamo all’Italia espresso nella risoluzione del gennaio 2003. Analoghe preoccupazioni emergono dalla Relazione del britannico Roy Perry "Tv senza frontiere", anch’essa approvata il 4 settembre, con la quale si chiede la definizione di chiari limiti alla concentrazione dei media, domandando alla Commissione di presentare entro il 2004 un "libro verde" che ponga le basi di una direttiva per regolare la materia.

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