Stop alla fuga dei cervelli

Osservatorio Europa (2003)

La Commissione europea ha deciso di intraprendere alcune azioni che dovrebbero arginare il preoccupante fenomeno della fuga dei "cervelli" europei verso destinazioni dove la ricerca offre possibilità economiche, di risultato e di carriera migliori.

Nella comunicazione della Commissione, "I ricercatori nello Spazio europeo della ricerca: una professione, molteplici carriere", si identificano i fattori determinanti per lo sviluppo delle carriere legate alla ricerca. L’obiettivo è quello di creare un vero e proprio mercato europeo della ricerca. Tra le azioni proposte, una Carta europea del ricercatore, un Codice di condotta per l’assunzione dei ricercatori, meccanismi comuni per la valutazione delle competenze, le qualifiche e i risultati della ricerca, l’elaborazione di strumenti avanzati in materia di formazione nonché la predisposizione di strumenti di accesso al finanziamento e a livelli minimi di sicurezza sociale per i dottorandi.

Queste misure sono la logica conseguenza della presa d’atto del fatto che, benché l’Europa "produca" il più alto numero di "dottorati", i ricercatori sono proporzionalmente di meno (5,36 per mille della popolazione attiva) rispetto a Stati Uniti (8,66) e Giappone (9,72). In tal senso il 6° programma quadro per la ricerca dell’UE destina circa il 10% del suo budget complessivo (cioè circa 1,6 miliardi di euro) in favore della formazione e della mobilità dei ricercatori, rappresentando un maggior investimento del 60% rispetto al programma precedente.


Contemporaneamente alla comunicazione, la Commissione ha reso noto il risultato di uno studio, condotto su 769 centri di ricerca pubblici, che evidenzia come, grazie agli stretti e numerosi collegamenti con l’industria privata, il settore sia in crescita e produca business. Il bilancio complessivo dei centri di ricerca pubblici supera i 25 miliardi di euro all’anno, dimostrando come la spesa pubblica per la ricerca in Europa sia più alta che in Stati Uniti e Giappone (13,6%, contro, rispettivamente, il 7,5% degli Stati Uniti e il 9,9% del Giappone), nonostante i finanziamenti diretti siano calati in Europa dell’1,2%, mentre sono cresciuti negli Stati Uniti (+0,6%) e in Giappone (4,5%).

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