Osservatorio Europa (2002)
Il 4 luglio scorso il Parlamento europeo ha dato un segno di insolita vitalità: con una votazione a dir poco contrastata e tuttora contestata, ha infatti respinto la proposta di direttiva che il Consiglio aveva preparato per armonizzare le legislazioni sull'OPA (Offerta Pubblica di Acquisto) negli Stati membri.
Da 12 anni si tentava di giungere al risultato che il Parlamento ha respinto con una votazione che lo ha letteralmente spaccato in due, essendo terminata 273 pari. Come nei moderni campionati di calcio, anche nei palazzi europei si vuole privilegiare la vittoria, e quindi il pareggio equivale alla sconfitta…
Hanno votato a favore compatti i liberali, gli inglesi, la destra spagnola; contrari i tedeschi, gli olandesi e la sinistra spagnola. Tra gli italiani, l’Ulivo, Alleanza Nazionale e Radicali hanno votato a favore, mentre Forza Italia, Ppi, Lega e Rifondazione Comunista hanno espresso voto contrario.
La direttiva avrebbe introdotto in tutti i paesi dell’UE il principio secondo il quale quando una società è oggetto di OPA ogni decisione che fuoriesca dall’ordinaria amministrazione – in particolare ogni mossa difensiva – deve essere deliberata dall’assemblea degli azionisti. In Italia così come in altri paesi aderenti all’UE il principio è già da tempo applicato; in paesi come la Germania, invece, la legge non pone alcun vincolo al management di intraprendere operazioni straordinarie in opposizione all’OPA.
In termini più generali l’adozione di tale principio ha un duplice obiettivo: da una parte il preservare l'effettiva contendibilità delle imprese quotate sul mercato unico europeo, dall'altra la tutela degli azionisti di minoranza, che una mancanza di trasparenza e una contendibilità non regolamentata possono mettere a rischio.
La maniera più semplice per dare significato alla contendibilità e alla tutela degli azionisti di minoranza è quella di ripercorrere brevemente un esempio di OPA che ha avuto luogo recentemente in Italia (paese dotato di una legge sulle offerte pubbliche relativamente efficace) e provare ad immaginare cosa avrebbe potuto accadere (oltre a ciò che è comunque accaduto in "virtù" delle imperfezioni della legge vigente) in assenza della Legge Draghi e dei regolamenti Consob in materia.
Ci si riferisce alla scalata-lampo di Montedison ed Edison da parte della cordata Italenergia (società che vede come azionisti di maggioranza relativa Fiat e il monopolista pubblico francese Electricité de France). L'applicazione della Legge Draghi ha imposto a Italenergia di lanciare un'OPA sulla totalità del capitale azionario, garantendo in questo modo agli azionisti di minoranza una via di uscita dal capitale della società ad un prezzo congruo e allo stesso tempo impedendo alle società oggetto di OPA (Montedison e la controllata Edison) di difendersi dalla scalata con operazioni di straordinaria amministrazione operate dal management (la cosiddetta passivity rule) senza delibera di assemblea straordinaria, potenzialmente lesive del patrimonio delle società stesse a scapito di azionisti e creditori. L’OPA Montedison rappresenta, tra l’altro, il primo caso di applicazione della nuova versione della passivity rule dopo le modifiche seguite ai problemi presentatisi in occasione dell’OPA delle Generali sull’INA.
I limiti della normativa italiana sono senza dubbio diversi. Per tornare ancora all'esempio Montedison, è evidente il caso Fondiaria, il cui pacchetto di controllo è stato (forse) ceduto alla Sai senza che questa procedesse all'OPA sul restante del capitale, benché la cessione sia avvenuta un giorno prima (una domenica) del lancio dell'OPA di Italenergia e forti sospetti permangano su una possibile concertazione tra Sai e Mediobanca le cui quote in Fondiaria sommate farebbero automaticamente scattare l'obbligo di OPA; forse meno evidente è il meccanismo di fissazione del prezzo di OPA del titolo Montedison, che ha visto due rilanci probabilmente "negoziati" con Mediobanca (ex azionista al 15% di Montedison) senza una particolare cura degli azionisti di minoranza.
Quante cose avrebbero potuto fare i vertici "arrabbiati" di Montedison in assenza della passivity rule? Quale via d'uscita avrebbero avuto i piccoli azionisti di Montedison (i grandi hanno notoriamente venduto ad Italenergia ad un prezzo addirittura superiore a quello di OPA) se non fosse scattata l’OPA obbligatoria? Per saperlo sarebbe bastato che il tutto avesse avuto luogo per esempio in Germania...
La questione dell'armonizzazione delle leggi sull'OPA è sicuramente troppo rilevante e coinvolge interessi troppo grandi perché possa rimanere lettera morta. La storia di questa 13a Direttiva deve quindi continuare: Parlamento e Consiglio riprenderanno in mano il testo comune, cercando un accordo più soddisfacente.
In questa sfortunata vicenda europea, c'è forse un'unica luce positiva: al di là del dato tecnico-legislativo, resta l’impressione che su alcuni temi inizi a svilupparsi una dinamica politica all’interno delle istituzioni dell’Unione, con conseguenze dirette sui mercati, sulle imprese, sui cittadini europei in genere.