La bouillabaisse di Nizza

Osservatorio Europa (2000)

Una testimonianza diretta dal Vertice di Nizza

Alla sede dei Diables Blues, centro sociale occupato in una casamatta di un complesso militare abbandonato alla periferia di Nizza, il problema dominante era coordinare la marcia organizzata dai gauchistes per impedire il comizio che i militanti del Front National avevano previsto per il 7 dicembre. A duecento metri in linea d’aria le delegazioni dei 15 discutevano di come far funzionare le istituzioni europee per i prossimi anni.

Si respirava un’aria surreale in questo simpatico centro sociale dei Diavoli Blu: quelli che si proponevano come i difensori dei diritti e della democrazia contro xenofobia e fascismo trascuravano di occuparsi di come i diritti e la democrazia avrebbero funzionato nel futuro dell’Europa. Abbiamo assistito ad una bella mostra di antiquariato politico. E’ la stessa anima che, indossate le vesti dell’ormai arcinoto "popolo di Seattle", qualche giorno dopo avrebbe creato lo scompiglio tra le vie di Nizza.
Se tra le mura dell’Acropolis i Capi di Stato hanno fatto a gara per essere il meno conservatori possibile, i veri reazionari erano per le strade a rompere vetrine ed incendiare automobili per chiedere il nulla, lontani dal Vertice europeo molto più di quanto li abbiano tenuti i gendarmi francesi.
L’Europa non è priva di responsabilità per questo vuoto politico. Stenta a farsi capire perché i suoi vertici non hanno le idee chiare. Ottenuto l’euro, il passo successivo non riesce a manifestarsi con chiarezza. Il Vertice si è incagliato sulla questione delle maggioranze e del numero di commissari, sul peso degli Stati nelle istituzioni. E’ mancato il coraggio di guardare oltre le proprie frontiere nazionali: chi a difenderle, chi a cercare di ampliarne la rappresentatività. Gli interessi dell’Europa non hanno ancora trovato il modo di manifestarsi. In una certa misura l’Italia, al sicuro dalle rivendicazioni di maggior peso avanzate dalla Germania e impossibilitata a fare altrettanto, ha portato al Vertice di Nizza la visione dell’Europa della democrazia e dei cittadini, dimostrando ancora una volta come interessi europei ed interessi nazionali tendano a convergere.
Il dato positivo sembra essere il fatto che nulla di definitivo è stato deciso a Nizza; il processo di riforma dell’Unione resta tale e probabilmente il suo momento decisivo coinciderà con il momento in cui l’Europa si allargherà.
L’orizzonte di lavoro per chi tiene ancora a che i suoi diritti siano rispettati e siano precisati i limiti e le competenze di chi lo governa esiste e proprio da Nizza esce rafforzato dall’approvazione della Carta dei Diritti, definita da Chirac "il preambolo della futura Costituzione europea". Bisogna che si cominci a pensare seriamente chi deve farla e cosa si vuole che ci dica, questa Costituzione. Altrimenti dovremo continuare ad accontentarci di una "bouillabaisse" politica, confusa ed intricata, fatta di trattati, regolamenti e direttive oscuri per i suoi cittadini; dovremo continuare ad assistere a dimostrazioni politiche senza politica, a pensare all’Europa come ad un gigante economico senza un’anima, incapace di farsi capire dai suoi cittadini.

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