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La legittimità in bilico. La società internazionale tra democrazia e diseguaglianza

Legitimacy in the balance. International society between democracy and inequality

Categoria/Category
Anno XL, n. 179, aprile-giugno 2005
Editore/Publisher
Guerini e Associati

Abstract

Sotto la superficie della scontata transizione a un ordine internazionale post-bipolare, l’attuale sistema internazionale sta vivendo una transizione ancora più profonda, che chiama in causa gli stessi principi, le norme e le regole fondamentali della convivenza internazionale. Pur riallacciandosi a una corrente storica che ha attraversato l’intero Novecento, tale transizione è aggravata da un fatto storicamente inusuale e politicamente dirompente. L’iniziativa di rimettere in discussione le norme e le istituzioni esistenti non viene infatti, questa volta, da soggetti deboli e marginali ma, al contrario, direttamente dal paese più forte. Mentre al centro della contestazione di legittimità che gli Stati Uniti oppongono al diritto e alle istituzioni esistenti c’è l’idea – tutt’altro che estranea alla cultura politica europea e, quindi, tanto più insidiosa per i suoi critici – che i regimi democratici e i regimi non democratici non meritino di godere degli stessi diritti; che la stessa azione (come l’acquisizione di armi di distruzione di massa, l’uso della forza e persino l’occupazione di territori, come nel caso esemplare dell’indulgenza degli Stati Uniti nei confronti di Israele) abbia un significato diverso se compiuta da regimi di un tipo o di un altro tipo; che persino il ristabilimento dei diritti degli individui, dei popoli e degli stati stessi debba essere subordinato all’accertamento della loro adesione ai principi democratici e liberali.

The predictable transition to a post-bipolar international order conceals the fact that the present international system is experiencing an even more profound transition involving the very principles, norms and fundamental rules of international coexistence. Albeit stemming from a current that lasted the entire twentieth century, this transition is aggravated by a historically unusual and politically sensational fact: namely that this time the initiative to review existing norms and institutions comes not from weak and marginal players, but, on the contrary, directly from the strongest country of all. Whereas the United States’ argument against the legitimacy of the existing law and institutions is based on the idea – by no means extraneous to European political culture, hence all the more insidious for its critics – that democratic systems and non-democratic systems do not deserve to enjoy the same rights; that the same action (such as the acquisition of weapons of mass destruction, the use of force or even the occupation of territories, as in the exemplary case of the United States’ indulgence towards Israel) changes in significance according to whether it is performed by one type of system or the other; that even the re-establishing of the rights of individuals, peoples and states has to be subordinated to the ascertainment of their adhesion to democratic and liberal principles.