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Ogni cittadino si paghi il suo partito / Let Every Citizen Pay for His Party

Categoria/Category
Anno XXX, n. 130, luglio-agosto 1995
Editore/Publisher
Centro Einaudi

Abstract

This essay is a critique of Michele Rostan's study published in the last issue of Biblioteca della libertà. The author feels that to avoid the future repetition of events of the past – that is, the burgeoning of the cost of political parties and the charging, direct or indirect, legal or illegal, thereof to the entire national community – it is necessary to make a radical change of approach. The idea that politics has to be funded with the bureaucratic intercession of the public sector (for example, through mechanisms such as the raking in of an 0.8% quota on all income tax returns) has to be replaced by the idea that it is up to the single individual to express his own will in this regard. The true alternative would be direct funding by citizens of their own political parties and candidates – accompanied of course by a system of constraints, limits and controls to prevent a «survival of the fittest» situation from emerging. The question of the funding of parties cannot be solved if it is not framed within the broader problem of the «parties' public statute»; that is, their subordination to law, in accordance with the line of argument put forward at the Constituent Assembly by Lelio Basso and Piero Calamandrei, and later taken up by Luigi Sturzo.

Questo articolo è un commento alla ricerca di Michele Rostan pubblicata nel numero precedente di «Bdl». L'autore ritiene che per evitare il ripetersi in futuro di quanto è avvenuto in passato, ossia il dilatarsi oltre misura del costo dei partiti e l'addossamento – diretto o indiretto, legale o illegale – di tali costi all'intera comunità nazionale, sia necessario cambiare radicalmente impostazione. All'idea che il finanziamento della politica debba essere affidato alla mediazione burocratica della mano pubblica (anche con meccanismi tipo «8 per mille») va sostituita l'idea che deve essere il singolo individuo-cittadino ad esprimere direttamente ed esplicitamente la propria volontà al riguardo. L'alternativa vera è il finanziamento diretto dei cittadini ai loro partiti e ai loro candidati, naturalmente accompagnato da un sistema di vincoli, limiti e controlli che impedisca l'instaurarsi della pura e semplice legge del più forte. La questione del finanziamento dei partiti, peraltro, non può essere correttamente risolta se non inquadrandola nel più generale problema dello «statuto pubblico dei partiti», ossia della loro sottomissione al diritto, riprendendo una linea di pensiero sostenuta alla Costituente da Lelio Basso e Piero Calamandrei e fatta propria più tardi anche da Luigi Sturzo.