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Mercati del lavoro e welfare state: che cosa la globalizzazione (non) implica

Labour Markets and Welfare State: What Globalisation Does (Not) Imply

Categoria/Category
Anno XXXVI, n. 161, settembre-ottobre 2001
Editore/Publisher
Centro Einaudi

Abstract

È opinione diffusa tra cittadini ed élites dei paesi capitalisti avanzati che la globalizzazione eserciti formidabili pressioni sul funzionamento dei mercati del lavoro e sui sistemi di protezione sociale dei loro paesi. L’aumento degli scambi commerciali e l’internazionalizzazione dei processi produttivi indurrebbero maggiore diseguaglianza salariale oppure creerebbero disoccupazione tra i lavoratori meno qualificati, mentre l’integrazione dei mercati finanziari e l’accresciuta mobilità dei capitali obbligherebbero gli stati nazionali a diminuire la tassazione dei capitali e ne ridurrebbero drasticamente le capacità di guida politico-economica e le possibilità di perseguire politiche redistributive. A fare le spese di tutto questo sarebbero i sistemi di protezione sociale, inesorabilmente destinati a convergere, assumendo quella snella silhouette che molti ritengono condizione necessaria per la sopravvivenza dell’economia di un paese nel mercato globale. Questo saggio cerca di revocare in dubbio molte fra tali conclusioni, mostrando però come vi sia un aspetto della globalizzazione carico di conseguenze per gli stati del benessere contemporanei: la sua dimensione politica e ideologica, connessa alla costruzione del discorso pubblico nelle democrazie avanzate – in altre parole, la sua logica politica.

It is a widely held opinion among both citizens and elites in advanced capitalist countries that globalisation exerts formidable pressure on the working of their labour markets and social protection systems. It is believed that the increase in productive processes either induces greater wage inequality or creates unemployment among the least skilled workers, whereas the integration of financial markets and increased mobility of capitals obliges states to lower taxation on capitals and drastically reduces their capacity to act as political-economic guides and pursue redistribution policies. All this is said to be to the detriment of social protection systems, inexorably bound to converge and trim down to the slim silhouette many believe to be a necessary condition for the survival of any national economy in the global market. This essay questions many of these conclusions, but also reveals that one aspect of globalisation is fraught with consequences for prosperous contemporary states; namely, its political and ideological dimension as a result of the building of the public discourse in advanced democracies – in other words, its political logic.

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