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Presidenziali americane e politica estera: l’agenda Kerry

The American Presidential Elections and Foreign Policy: The Kerry Agenda

Categoria/Category
Anno XXXVIII, n. 169, maggio-giugno 2003
Editore/Publisher
Centro Einaudi

Abstract

La politica estera condotta dall’amministrazione Bush sotto l’etichetta di guerra al terrorismo e i suoi evidenti limiti rendono particolarmente alta l’attenzione della comunità internazionale e delle opinioni pubbliche intorno al programma dello sfidante democratico Kerry. Muovendo da una critica radicale di una politica estera imperniata sull’equazione unipolarismo/unilateralismo, Kerry articola una visione alternativa in linea con la tradizione americana degli ultimi cinquant’anni: diplomazia, alleanze, riconoscimento del ruolo pratico e della funzione di legittimazione delle organizzazioni internazionali. Se il candidato democratico dovesse assumere la presidenza, ci si può dunque attendere un sostanziale ritorno al multilateralismo assertivo clintoniano. Se questo cambiamento di metodo più che di obiettivi possa produrre un riavvicinamento con la Vecchia Europa, dato il venir meno degli incentivi strutturali che in epoca bipolare tenevano unito l’Occidente, è questione dibattuta.

The evident limits of the Bush administration’s foreign policy, conducted as a war against terrorism, have drawn the attention of the world community and public opinion to the agenda of Kerry, the Democrats’ presidential candidate. On the basis of a radical critique of a foreign policy hinged on the unipolarist/unilateralist equation, Kerry has created an alternative vision in line with American tradition over the last fifty years: namely, diplomacy, alliances and recognition of the practical role and legitimating function of international organisations. If Kerry were to become president, it would thus be reasonable to expect a substantial return to Clinton’s assertive multilateralism. In view of the lack of the structural incentives that held the West together in the bipolar period, it is debatable whether this change in method as opposed to objectives can lead to rapprochement with the Old Europe.