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Com’è nato il liberalismo in Europa / La storiografia liberale tra Otto e Novecento

How Liberalism Came About in Europe / Liberal Historiography in the nineteenth and twentieth centuries

Categoria/Category
Anno XXXVIII, n. 170, 171 luglio-ottobre 2003
Editore/Publisher
Guerini e Associati

Abstract

Larga parte della storiografia accademica otto-novecentesca, almeno fino alla seconda guerra mondiale, si configura come storia dello stato-nazione, che ne costituisce a un tempo l’oggetto privilegiato, la cornice istituzionale e l’orizzonte progettuale; ciò che più di ogni altra cosa contraddistingue al suo interno un filone specificamente liberale, alternativo a quello conservatore di matrice rankiana, sembra essere appunto la ricerca della difficile conciliazione tra principio di libertà, intesa come valore etico-politico universale e assoluto, rispetto delle individualità storico-nazionali e valorizzazione delle comuni tradizioni di civiltà dei popoli europei avviata dalla scuola francese post-rivoluzionaria. Servendosi del filo conduttore offerto da una siffatta proposta di concettualizzazione della storiografia liberale, che comporta il rifiuto di ridurla a fenomeno puramente partitico e denominazionale, l’autore individua una sua linea evolutiva (lungo la quale, beninteso, battute d’arresto e arretramenti si alternano a successi e slanci innovativi) e ne ripercorre gli snodi salienti.

At least until World War II, much of nineteenth- and twentieth-century academic historiography consisted of the history of the nation-state, at once its favourite subject, institutional framework and planning horizon. What most marks a specifically liberal trait in it – alternative to the Rankian conservative one – would appear to be precisely the pursuit of a difficult reconciliation between the principle of liberty, seen as a universal and absolute ethical-poetical value compared to historical-national individualities, and the improvement of the common traditions of civilisation of European peoples launched by the post-Revolutionary French school. Using the guiding thread offered by this way of conceptualising liberal historiography – which means refusing to reduce it to a purely party-political and denominational phenomenon – the author identifies a line of evolution of his own (along which, of course, hold-ups and steps backwards alternate with successes and flashes of innovation) and reconstructs the salient stages along the way.