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Quale visione del mondo ha prevalso nel corso delle presidenziali americane del 2004? Da marzo abbiamo seguito il tema del ruolo americano nel mondo così come si è sviluppato nel contesto di queste elezioni. Con l'obiettivo di fornire una informazione puntuale sui temi e sui termini di un dibattito infuocato
Settembre è un mese in cui ricorrono molte date importanti per il Medio Oriente, anche solo negli ultimi trent’anni: nel 1970 il cosiddetto Settembre Nero (con l’espulsione dei palestinesi dalla Giordania), il 17 settembre 1978 la firma del protocollo noto come Pace di Camp David, il 16 settembre 1982 la strage di Sabra e Chatila in Libano, il 13 settembre 1993 la stretta di mano tra Arafat e Rabin (la Pace di Oslo). Infine,
il 29 settembre 2000 l’inizio dell’Intifada e l’11 settembre 2001 la caduta delle Torri Gemelle.
Il mancato ritrovamento di armi di distruzione di massa in Iraq pare dare nuova forza alle argomentazioni di chi, all’aprirsi della crisi, riteneva che si dovesse dare più tempo agli ispettori delle Nazioni Unite. Aveva dunque ragione il variegato fronte del no?
Dopo i fatti dell’Undici settembre 2001, l’amministrazione di George W. Bush si è trovata nella necessità di dover comunicare alla nazione e al mondo una serie di nozioni astratte determinate dal bisogno urgente di mettere in cantiere politiche anti-terroristiche concrete ed efficaci. Ed ecco apparire nell’uso corrente termini assai poco comuni quali "guerra al terrore", "azione preventiva", "alleanze a geometria variabile", eccetera. Siamo entrati in una nuova era – queste parole paiono dirci –, dobbiamo iniziare a pensare in modo diverso. Ma è così?
Sintesi del seminario tenutosi presso il Centro Einaudi il 16 aprile 2003. Relazioni introduttive: Giorgio S. Frankel e Pier Giuseppe Monateri